La FESIK (Federazione Educativa Sportiva Italiana Karate) affida l’insegnamento della disciplina ad Allenatori, Istruttori, Maestri, Docenti Federali. In altre organizzazioni possono chiamarsi in modo diverso. Cambia il nome, non certo la sostanza. In cosa differiscono le qualifiche tecniche? Vediamole nell’ordine cercando di chiarire per ognuna quali devono essere le conoscenze specifiche da utilizzare nell’insegnamento. Le qualifiche tecniche prescindono dai gradi. Si può scegliere di proseguire nei passaggi di dan senza acquisire nessun livello di insegnamento. Le diverse qualifiche tecniche prevedono delle conoscenze a carattere generale e specifico.
ALLENATORE: Grado minimo per poter accedere al corso 1° dan o 1° kyu con esame finale sia di qualifica sia di dan.
Carattere generale: Nozioni di fisiologia, conoscenza dei principali gruppi muscolari e del lavoro muscolare, teoria dell’allenamento, periodizzazione e standardizzazione dell’allenamento, pronto soccorso e CPR (Rianimazione Cardio-Polmonare), nozioni di Psicologia e Pedagogia con particolare riferimento alla fascia preagonistica. Preparazione atletica generale e specifica della disciplina.
Carattere specifico: Conoscenza di tutto il programma fino a 1° dan
Ruolo e compiti dell’Allenatore: Dal 2008 può assumere la direzione tecnica di una palestra, ma tra la teoria e la pratica esiste comunque un confine che è sicuramente soggettivo ma che considerato con la coscienza appropriata, aiuta il neo insegnante a svolgere il suo compito in modo migliore.
Se un 1° dan non iscritto a nessuna organizzazione, approfittando della buona fede di gestori di palestre che credono sia sufficiente indossare una cintura nera per insegnare il karate, si improvvisa maestro e non ha nessuna delle conoscenze citate prima, può essere altamente nocivo, soprattutto con i bambini. Se invece, ha partecipato con successo o almeno con sufficienza ai corsi federali e non vuole dipendere da nessuno, o per sopraggiunte e incontrollabili velleità didattiche o per protagonismo o altre motivazioni personali, potrà essere limitato nell’insegnamento specifico, ma non danneggerà fisicamente nessuno. Se invece il neo allenatore, pur mantenendo la sua autonomia, senza fretta e in tutta umiltà si affida ad un maestro da lui liberamente scelto, potrà svolgere il suo ruolo e crescere tecnicamente e didatticamente fino al traguardo della qualifica di Istruttore. Tra i suoi compiti specifici troviamo la preparazione atletica che può riguardare la fascia preagonistica, gli amatori, gli atleti di alto profilo e agonisti in genere. Nel caso in cui il nuovo Allenatore fa riferimento al suo maestro, quest’ultimo come abbiamo detto può, sotto la propria responsabilità, delegarlo a tenere dei corsi e questo può avvenire o all’interno dello stesso dojo, o all’esterno in altre palestre. Quasi sempre all’Allenatore è affidata la fascia preagonistica, non perché questa rappresenti una sorta di sottoprodotto, anzi tutt’altro e questo chiarisce fin troppo quale ruolo importante e di grande responsabilità deve svolgere. Nello stesso dojo, all’allenatore sono affidati compiti riguardanti quasi esclusivamente la preparazione atletica. L’Allenatore può avventurarsi nell’insegnamento della parte specifica solo se autorizzato dal maestro e comunque con i livelli più bassi. In quel momento lavora in piena autonomia, senza però discostarsi da quelle che sono le direttive del Sensei. L’Allenatore può trovarsi nel dojo contestualmente al Maestro. Si occupa del taiso (ginnastica iniziale) e nella parte specifica, se chiamato dal maestro, lo aiuta nell’espletamento della lezione. Come ogni allievo che si rispetti, l’Allenatore deve affidarsi completamente al proprio Maestro. Solo questo gli permetterà nel tempo una progressione sia didattica sia tecnica.
ISTRUTTORE: Grado minimo per poter accedere al corso 2° dan, qualifica di Allenatore
Carattere Generale: Stesse conoscenze della qualifica di Allenatore, in più, responsabilità penali e civili dell’Istruttore, metodologia d’insegnamento del karate, metodologia dell’allenamento, medicina per arti marziali.
Carattere specifico: conoscenza di tutto il programma fino a 2° dan
Ruolo e compiti dell’Istruttore: Anche se lo statuto federale vede l’Istruttore autonomo, questo non significa che il neo insegnante non abbia più bisogno di riferimenti tecnici. Egli infatti non può permettersi di commettere errori didattici o impostazioni errate delle lezioni. Un serio Istruttore e colui che si rende conto immediatamente dell’impegno che si è assunto e deve cercare non solo di dare sempre il massimo nell’insegnamento, ma tendere continuamente ad una crescita tecnica. Per questo deve affidarsi ad un Maestro anche qui scelto liberamente. L’Istruttore inizia a gestire un gruppo, ad avere un ruolo leader. Riuscirà sicuramente meglio nel suo compito se oltre alle capacità tecniche, unirà un certo entusiasmo e continua voglia di fare. L’allievo lo chiama maestro anche se non lo è, quindi egli rappresenta una meta da raggiungere, un qualcosa da emulare.
MAESTRO: Grado minimo per poter accedere al corso 3° dan, qualifica di Istruttore.
Carattere generale: Stesse conoscenze della qualifica di Istruttore più, progressione didattica del kumite, preparazione tecnico tattica per l’attività agonistica, metodologia d’insegnamento del kumite, teoria dell’allenamento, metodologia e gestione di una lezione.
Carattere specifico: Conoscenza di tutto il programma fino a 3° dan.
Ruolo e compiti del Maestro: Può essere responsabile tecnico di più palestre. Può tenere sotto la sua guida Allenatori e Istruttori. Il ruolo del maestro nelle arti marziali non è come il coach, il mister. Facciamo un esempio pratico per meglio chiarire il concetto: l’allenatore, il mister di una squadra di calcio, o di una squadra di pallavolo, non deve allenarsi quanto i propri atleti perché essi credano in lui. Spesso sono sufficienti i suoi trascorsi agonistici, l’esperienza e la tattica di gioco, la conoscenza della metodologia dell’allenamento. Se ormai, per lo scarso allenamento o per il trascorrere degli anni, non riesce a schiacciare saltando un metro da terra non ha grande importanza. Se ci riesce è sempre meglio per la spinta motivazionale degli atleti. Questa situazione non è facoltativa per il maestro di karate. C’è chi dice che il maestro si debba allenare più dei suoi allievi se vuole essere continuamente il punto di riferimento. Mi dispiace per chi non vuole accettare questa faticosa e impegnativa realtà, ma è tutto vero. Le parole e il modo come sono enunciate sono certamente importanti e aiutano sensibilmente nell’insegnamento, ma quando non sono unite ad un gesto tecnico valido, sono sempre poco convincenti. Posso parlare a lungo di una tecnica, di un passaggio di un kata o di uno schema di kumite, se poi non faccio vedere l’esecuzione, come fa l’allievo a capire, a costruirsi almeno inizialmente il modello ideale del movimento. Questo fa riflettere fin troppo sul fatto che il maestro non può smettere di allenarsi. Nessuno gli chiederà mai, soprattutto col trascorrere degli anni, di sottoporsi ad allenamenti dove è presente un forte stress fisico. Non serve questo al maestro. E’ lui stesso che deve adattare l’allenamento al suo eventuale calo fisico, nella ricerca continua di un miglioramento tecnico. Solo con questo sforzo, rappresenterà continuamente per i suoi allievi la meta da raggiungere e ognuno lo guarderà con ammirazione quando esegue una tecnica o qualsiasi altro movimento. Il maestro deve dimostrare all’allievo che ha ancora tanta strada da fare per raggiungerlo, senza però scoraggiarlo. Deve sfruttare la differenza di livello tecnico per motivare e far capire agli allievi che possono continuare a crescere e che lui è il mezzo per poterlo fare. Come può allora il maestro essere sempre all’altezza di una situazione così impegnativa e conquistarsi ogni lezione la fiducia e la stima dei propri allievi? La partecipazione ai vari stage organizzati dalla federazione, sia nazionali che regionali, è sicuramente un momento da sfruttare per allenarsi. Questo è senza dubbio un modo umile di porsi e di confrontarsi del maestro che favorirà l’aumento della sua credibilità. Inoltre nel dojo, deve sanare continuamente la contraddizione esistente tra allenamento continuo e trascuratezza dei suoi allievi. Se si allena troppo il suo gruppo non cresce, se si allena poco egli scade tecnicamente. Se il maestro vuole, trova i sistemi per insegnare e allo stesso tempo allenarsi. Durante la fase di riscaldamento, il maestro deve svolgere gli stessi esercizi degli allievi magari aggiungendo chiarimenti e delucidazioni durante le esecuzioni. Risultato: si allena e allo stesso tempo può chiarire ad esempio alcuni aspetti dello streatching. Negli esercizi a coppie se c’è un dispari e la situazione lo consente, il maestro si inserisce sempre. Risultato: oltre ad allenarsi, quale soddisfazione più grande può dare ad un allievo che si cimenta con il proprio insegnante. Questo è l’unico sistema che conduce nel tempo ad una espressione tecnica sempre migliore. In tal modo gli allievi rispetteranno il maestro e crederanno in lui non solo perchè ha un diploma sul quale è scritto Sensei, ma perchè vedono di fronte a loro una persona che può insegnargli veramente il karate. Insomma, durante il saluto, gli allievi, Allenatori, Istruttori, non devono dire OSS!! per l’etichetta, ma per il fatto che ne sentono il bisogno, perchè il maestro li ha talmente coinvolti nella lezione e collocati psicologicamente ed emotivamente all’interno della pratica che le parole escono da sole, i sentimenti si traspongono diventando quasi tangibili. In ultimo, per essere un buon maestro bisogna convincere i propri allievi che per praticare bene il karate si deve arrivare ad amare profondamente la disciplina. Il risultato dipende soltanto da lui e da quanto per primo ci crede.
DOCENTE FEDERALE: Grado minimo per accedere al corso 4° dan (Docente Federale Regionale), 5° dan (Docente Federale Nazionale), qualifica di Maestro da almeno 3 anni il primo, e 5 anni il secondo. Tale qualifica può essere conferita dal Consiglio Federale per meriti, sia in ambito agonistico che in seno all’attività sportiva. Può essere responsabile tecnico di più palestre.
Il Docente Federale ricopre un ruolo di altissimo prestigio all’interno della Federazione. Oltre a far parte delle commissioni d’esame svolge ruoli di docenza negli stage, sia a livello nazionale che regionale. Da un punto di vista specifico possiamo dire che il Docente Federale deve conoscere bene tutti i programmi d’esame, tutti i kata dello stile che pratica e tutti gli aspetti legati al kumite in modo da poter rispondere alle esigenze tecniche di ognuno, ed essere sempre all’altezza di ogni situazione. Al pari delle altre qualifiche tecniche anche il Docente Federale non può permettersi uno scarso allenamento. Solo con un impegno costante e capacità tecniche e atletiche adeguate, può continuamente dimostrare di essere un riferimento valido. Fa sempre piacere, vedere ad uno stage un docente che nei momenti in cui non è impegnato ad insegnare, diventa discente e si confonde tra gli intervenuti. Segno questo di grande umiltà e maturità per il docente stesso.
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